Se le pareti dei macelli fossero di vetro, tutti sarebbero vegetariani...

martedì 10 marzo 2020

Polli senza antibiotici? Certo, come no !!!


Polli senza antibiotici? Certo, come no.
SAREBBE IMPOSSIBILE allevare animali senza uso di antibiotici, con quell’alta densità di numero di individui tenuti uno ammassato all’altro, con quella sporcizia imperante che non viene mai e poi mai pulita per tutto il ciclo produttivo di ‘vita’ di tutti gli animali allevati in quel poco spazio e senza MAI vedere la luce del Sole…

SAREBBE IMPOSSIBILE insomma fare a meno degli antibiotici.

Gli allevamenti intensivi sarebbero tutti impestati di malattie, anche perché gli animali poggiano le zampe e la pancia su urina e feci per 24 ore al giorno e vivono talmente ammassati gli uni agli altri che il primo soggetto più debole degli altri che si dovesse ammalare impesterebbe in poche ore tutti gli altri!


Se davvero gli allevamenti un giorno togliessero l’uso di antibiotici, sai che porcherie impestate di virus (e sporcizia) si mangerebbero i consumatori… 

Purtroppo nel settore avicolo vige in moltissimi casi l'uso dell'autocertificazione e i controlli, quando ci sono, sono preceduti da una comunicazione, quindi prima dell'eventuale controllo comunicato, gli allevamenti si fanno trovare senza pecche.
Lo dimostra anche il fatto che quando attivisti infiltrati senza comunicazioni iniziano a riprendere qualsiasi tipo di allevamento, dal più piccolo al più grande, sporcizia incuria violenze e agghiaccianti maltrattamenti ai danni dei più deboli e sfruttati (i polli) sono all'ordine del giorno.
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I polli sono gli Animali più sfruttati e più uccisi


VIDEO SHOCK! Incubatoi, cattura e macello di polli in Italia


"Nel 2016, il mondo ha consumato circa 66 miliardi di polli. Per dare un’idea della vastità di questo numero, nello stesso anno sono stati macellati 1.5 miliardi di suini, 550 milioni di pecore, 460 milioni di capre, e 300 milioni di bovini.
Nove su dieci degli animali terrestri allevati a scopo alimentare a livello globale sono polli. E sembra che questo numero sia destinato a salire, visto che il consumo di carne di pollo sta crescendo – soprattutto nei paesi in via di sviluppo – più velocemente che quello di qualsiasi altro animale terrestre.

Affinché questi polli sopravvivano e crescano velocemente, essi sono nutriti con antibiotici ad uso profilattico per un totale di mezzo milione di libbre in America. Circa l’80% di tutti gli antibiotici venduti negli Stati Uniti e più della metà di quelli venduti nel resto del mondo sono destinati agli animali da allevamento, contribuendo così all’antimicrobico-resistenza, una enorme minaccia per la salute pubblica che sta già uccidendo almeno 700.000 persone nel mondo ogni anno. Non è una sorpresa che la Nazioni Unite abbiamo chiamato l’antimicrobico-resistenza una “grave minaccia alla salute, sviluppo e sicurezza del genere umano”.

IL VIOLENTO CARICO DEI POLLI: IL VIDEO.




Antibiotico-resistenza, una minaccia per la salute globale
Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di antibiotico-resistenza: cos’è l’antibiotico-resistenza? In parole semplici, è il fenomeno per cui alcuni batteri stanno sviluppando una resistenza agli antibiotici che utilizziamo per curarci. Cosa significa? Significa che in un futuro non troppo lontano potremmo avere – e in parte già ci sono – batteri che non saremo in grado di curare, perché ormai del tutto resistenti agli antibiotici. 
L’antibiotico-resistenza è un problema enorme poiché gli antibiotici hanno un ruolo fondamentale nella vita moderna e soprattutto in medicina: si utilizzano non solo per neutralizzare i batteri, ma anche per prevenire l’insorgenza di infezioni: ad esempio  negli interventi chirurgici di ogni genere, dall’estrazione di un dente al trapianto di un cuore. Tutte operazioni che, a causa della crescente adattabilità dei batteri agli antibiotici, potrebbero diventare molto più pericolose di quanto siano ora.
La preoccupazione è fondata: ogni anno 700 mila persone muoiono per infezioni resistenti agli antibiotici, ma il numero crescerà fino a 10 milioni l’anno nel 2050 se non si prendono provvedimenti (dati OMS, 2019). A detta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  è “una delle maggiori minacce per la salute globale”.

Ma perché diventiamo resistenti agli antibiotici?

Una delle cause principali della diffusione dell’antibiotico-resistenza sono gli allevamenti intensivi.
In Italia, circa il 70% degli antibiotici venduti è destinato agli animali da reddito. Siamo il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici per gli animali da allevamento in Europa (dati EMEA, 2017).
A causa dell’aumento del numero e della densità degli allevamenti, gli antibiotici sono diventati uno strumento utilizzato dall’industria della carne per mantenere in vita gli animali. Lo stress, il sovraffollamento e le carenti condizioni igieniche presenti negli allevamenti industriali rendono gli animali più vulnerabili alle malattie, ed è per questo che è prassi comune aggiungere alla dieta degli animali all’ingrasso antibiotici come la tetralina la penicillina, che velocizzano e aumentano la produzione di carne e, allo stesso tempo, diminuiscono la mortalità animale. 
Un altro aspetto molto importante è che questi farmaci non vengono somministrati solo agli animali malati, ma vengono somministrati in via preventiva a tutti gli animali della struttura. 
Enrico Moriconi, medico veterinario e dirigente del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), in un interessante articolo sul tema, sottolinea come uno degli elementi più critici riguardanti l’argomento igiene e salute è l’eccessiva somministrazione di antibiotici all’interno degli allevamenti
«Gli antibiotici sono la base dell’allevamento intensivo: gli allevamenti intensivi sono storicamente nati nel momento in cui sono stati disponibili grandi quantità di antibiotici. Questi farmaci rendono possibile l’allevamento, altrimenti lo stress, il sovraffollamento, le carenti condizioni igieniche farebbero scoppiare delle malattie. Questi farmaci aumentano la crescita degli animali e contemporaneamente li proteggono da alcune malattie. Nel caso dei virus non servono. Il fatto che l‘antibiotico sia somministrato continuativamente, nonostante sia ammesso farlo solo in caso di terapia, è facilmente dimostrabile. Qualche anno fa, ad esempio, ci fu lo scandalo in Gran Bretagna dei polli che venivano rietichettati e venduti anche un mese dopo la reale scadenza. Ebbene, questo fu possibile proprio perché i polli sono pieni di sostanze chimiche che non li fanno ‘marcire’».
Enrico Moriconi, medico veterinario e dirigente del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)







Antibiotici in un allevamento intensivo in Italia

Come si trasmettono i batteri antibiotico-resistenti? 

Il passaggio dei batteri antibiotico-resistenti dagli allevamenti alle persone è più semplice di quanto sembra: questo passaggio avviene tramite le carcasse degli animali, ma anche tramite gli impianti di ventilazione degli allevamenti e i rifiuti, che purtroppo – come abbiamo spesso documentato noi, ma anche altre organizzazioni nazionali ed internazionali – finiscono direttamente nell’ambiente circostante all’allevamento. Anche i trasporti degli animali da allevamento a macello, o da allevamento ad allevamento, sono complici della diffusione dei super-batteri. Esposti al rischio di contrarli sono poi soprattutto i lavoratori degli allevamenti stessi. Con tutte queste modalità i batteri super-resistenti creati dall’uso massiccio di antibiotici arrivano alla popolazione umana, diventando una grave minaccia per la nostra salute.
Farmaci fondamentali come gli antibiotici, così, potranno presto non esserlo più e il tasso di mortalità per infezioni una volta trattabili aumenterà, e questo sarà un vero problema per la comunità globale.

Altro che polli asiatici! Tutta la verità su quelli italiani

Paola Magni e Claudio Vigolo - tratto da www.lifegate.it

Ai microfoni di LifeGate Radio, il Dottor Enrico Moriconi, Presidente dell’Associazione Culturale Veterinari di Salute Pubblica, ha risposto a questa e altre domande


Quali sono le condizioni igieniche negli allevamenti italiani?
Le condizioni sono critiche. Siamo in situazione di sovraffollamento. Gli animali vengono tenuti per tutto il periodo della loro vita sulla stessa lettiera, respirano l’ammoniaca che si libera dagli escrementi che loro producono. Hanno uno stato di stress continuo, che deve essere corretto - anche se gli allevatori smentiscono -  con la somministrazione di farmaci.

Recenti analisi di laboratorio commissionate da Lav e Il Salvagente hanno evidenziato la presenza di residui di antibiotici in 4 polli italiani su 10… Perché vengono somministrati gli antibiotici e con che frequenza?

Gli antibiotici sono la base dell’allevamento intensivo: gli allevamenti intensivi sono storicamente nati nel momento in cui sono stati disponibili grandi quantità di antibiotici. Questi farmaci rendono possibile l’allevamento, altrimenti lo stress, il sovraffollamento, le carenti condizioni igieniche farebbero scoppiare delle malattie. Questi farmaci aumentano la crescita degli animali e contemporaneamente li proteggono da alcune malattie. Nel caso dei virus non servono. Il fatto che l’antibiotico sia somministrato continuativamente, nonostante sia ammesso farlo solo in caso di terapia, è facilmente dimostrabile. Qualche anno fa, ad esempio, ci fu lo scandalo in Gran Bretagna dei polli che venivano rietichettati e venduti anche un mese dopo la reale scadenza. Ebbene, questo fu possibile proprio perché i polli sono pieni di sostanze chimiche che non li fanno “marcire”.   

Cosa mangiano i polli italiani negli allevamenti intensivi?
Il mangime è principalmente costituito da mais e altri cereali. In più vi sono degli integratori a base di sostanze grasse per favorire la crescita. Anche l’olio esausto, l’olio dai motori delle macchine usato, è ammesso nella dieta dei polliItaliani, che sono considerati come dei “grandi riciclatori”. Molti sottoprodotti sono  quindi permessi. Per quanto riguarda mais e soia ogm nei mangimi, non c’è obbligo di etichettatura poi nel pollo. Bisogna dire che chi mangia carne ha una forte possibilità di mangiare proteine geneticamente modificate, proprio perché negli allevamenti non biologici l’uso di mangimi geneticamente modificati è permesso.

Illuminazione artificiale che li tiene 24 ore su 24 alla luce e densità di 15-20 polli per metro quadro… Animali così stressati saranno anche più deboli…
L’illuminazione artificiale tende a creare un’atmosfera uniformemente “grigiastra” , perché se ci fosse troppa luce sarebbero acuiti i fenomeni di cannibalismo. In queste condizioni la mortalità degli animali è comunque alta, ma il loro valore commerciale è così basso da non preoccupare particolarmente l’allevatore.

Parlare degli allevamenti intensivi italiani come di “bombe batteriologiche” è esagerato? 
Le definirei piuttosto “bombe ecologiche”: al problema della presenza di batteri si somma il problema delle deiezioni da smaltire, e quindi dell’eutrofizzazione delle acque e della presenza di nitrati nelle falde acquifere.

Quale strada intraprendere per migliorare la qualità degli allevamenti e prevenire così epidemie come l’influenza aviaria?
Bisognerebbe mangiare meno carne o addirittura smettere di mangiarne. Questa risposta può sembrare un po’ estrema ma rende bene l’idea di come per migliorare il benessere – anche di quelli che vogliono mangiare la carne- sia indispensabile per tutti noi abbassarne i consumi.
Paola Magni e Claudio Vigolo


Fonti: